La notizia ha fatto il giro del mondo e molti si chiedono se i legislatori spagnoli abbiano imboccato la strada giusta o stiano creando un danno all’informazione e agli utenti. Ecco il commento di Luca Bolognini Presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy e la Valorizzazione dei Dati.

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Google ha deciso di spegnere Google News in Spagna.

La notizia ha fatto il giro del mondo e molti si chiedono i legislatori spagnoli abbiano imboccato la strada giusta o stiano creando un danno all’informazione e agli utenti.

Noi vi proponiamo il commento di Luca Bolognini Presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy e la Valorizzazione dei Dati.

«E’ stata una scelta giusta e, a mio avviso, condivisibile, - spiega Bolognini - seppur terribile per gli utenti: i rischi legali, per Google, nel continuare a tenere accese le News in Spagna erano troppo alti, vista la legge che entrerà in vigore da luca-bologninigennaio 2015 che di fatto impedisce il diritto di citazione delle notizie. In Europa abbiamo legislazioni obsolete, assai analogiche e ben poco digitali, che non tengono conto del ruolo cruciale svolto da motori di ricerca e aggregatori a favore del pluralismo dell’informazione. Da anni, come Istituto, ci occupiamo del delicato confine tra privacy, proprietà intellettuale e libertà d’informazione: e ora, mentre Google chiude un servizio utilissimo perché costretta a farlo da regole d’altri tempi, tutti gli utenti spagnoli saranno più poveri di idee e di notizie. E speriamo non sia la prima di una serie di chiusure del servizio in altri Stati UE».

Lo scorso novembre l’Istituto Italiano per la Privacy e la Valorizzazione dei Dati ha pubblicato uno studio internazionale, intitolato Effetti dei motori di ricerca sul pluralismo dell’informazione, che si può scaricare al seguente link.

«In questo report- sottolinea Bolognini - si dimostra oggettivamente sia sotto il profilo del rispetto dei diritti fondamentali, sia dal punto di vista econometrico, che i search engine e gli aggregatori di notizie sono formidabili abilitatori del pluralismo, specialmente a favore dei piccoli editori. Leggi come quella spagnola o anche come quella italiana, che impone di includere nei mercati SIC regolati da Agcom anche i motori di ricerca, sono irragionevoli perché trattano i motori al pari degli editori, quando in realtà essi sono solo abilitatori e “incrementatori” di pluralismo e di accesso all’informazione».

«Anche sentenze come quelle della Corte di Giustizia sul caso Google Spain - conclude Bolognini - non sembrano pienamente comprensibili, perché scindono l’interesse pubblico alla notizia dal nostro diritto di ricercarla on line, così limitando di fatto la libertà d’informazione di tutti noi utenti. La politica dovrebbe occuparsi di questi temi, per non isolare i cittadini europei dal resto del mondo libero».
La redazione